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Bisogna rifugiarsi nel mito
per risalire al nome antico dell' arcipelago che comprende Cherso,
Lussino e una trentina di isole,
isolotti
e scogli. Furono chiamate Apsyrtides da Absirto, fratello di Medea,
che nel tentativo di recuperare il Vello d'oro, qui incontrò
la morte per mano di Giasone e l'inganno della sorella. Certo è
che qui trovarono ospitalità, oltre all' uomo del neolitico,
tribù liburno-illiriche e navigatori greci. Poi le isole
subirono i fasti e la decadenza di Roma e di Bisanzio. La migrazione
croata e la sottommissione a Venezia
lasciarono l'impronta decisiva sulla loro cultura materiale e spirituale.
Al di là delle vicende storiche, è stato proprio il
rapporto di reciprocità tra l'uomo e questa natura aspra
e generosa insieme a creare quella mirabile simbiosi per cui l'opera
umana appare come l'evoluzione spontanea dell' elemento naturale.
A partire dal versante nord dell' isola, impervia, sferzata dalla
bora, rivestita di lecci e quercie secolari, passando per l'altipiano
di mezzo, scabro, pungente, pietroso, per finire ai declivi della
parte meridionale aperti al maestrale e al mare che lambisce accoglienti
baie e limpide insenature, ovunque s'incontra il segno di questo
magico divenire. Lo troverai nelle tormentate masiere, scrigni preziosi
che custodiscono la vite e l'ulivo. Lo troverai nel muso docile
della pecora che fruga paziente fra ginepri, salvia e timo. O ancora
nelle case e nelle antiche chiese. Pietra su pietra, pietra che
nasce dalla pietra, biancheggiante contro un cielo terso dove alto
il grifone voteggia superbo della sua sconfinata libertà.
Un' ampia baia difesa dalla
corona dell' altipiano e un vasto retroterra dolcemente digradante
verso mezzogiorno hanno qui favorito sino dall' antichità
l'insediamento umano. Da una parte il mare, che offrendo tutta la
sua ricchezza fa diventare Cherso
un porto sicuro favorendo lo sviluppo della pesca, della marineria,
del commercio, con armatori, costruttori di navi, capitani; dall'
altra la terra è un richiamo alle necessità primordiali
che trovano nella vite e nell' ulivo le risorse principali degli
abitanti. Questi due mondi si uniscono, convivono. Da questa operosità
la cittadina fiorisce, diventa capoluogo dell' isola e specialmente
fra il XV e XVI secolo conosce un proprio Rinascimento. Il centro
storico si presenta come un nucleo compatto di case
strette in un unico abbraccio, legate e collegate le une alle
altre dalle medisime pietre. Indubbiamente queste pietre
che conservano la patina del tempo hanno il potere di unire anche
gli uomini. Ciò crea un senso di rispetto, di amore, di fiducia.
E anche quelli che hanno lasciato l'isola non possono fare a meno
di sentime il richiamo e ci ritornano, come vi ritorna l'ospite
a riscoprire sempre qualcosa di diverso, a rinnovare vecchie amicizie,
a intrecciarne di nuove. La disponibilità turistica è
abbastanza diversificata a partire dell' offerta alberghiera con
possibilità di esercitare attività aportive.
Presso i privati si affittano stanze e appartamenti dotati di tutti
i servizi. Un ampio e ben attrezzato campeggio e subito dopo il
villagio turistico di Gavza con vari bungalows ospita chi ama sentirsi
ancora più vicino alla natura.
La città = 2.234 abitanti.
La temperatura media di estate
è 28°C, temperatura di inverno è 7°C.
Gennaio |
7,5° |
Maggio |
17,7° |
Settembre |
21,3° |
Febbraio |
7,6° |
Giugno |
21,8° |
Ottobre |
16,1° |
Marzo |
9,8° |
Luglio |
24,6° |
Novembre |
12,1° |
Aprile |
13,7° |
Agosto |
24,3° |
Decembre |
9,3° |
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